lunedì 29 dicembre 2008

parenti troppo stretti



«non avevo scelta vostro onore, ho dovuto farlo.
erano tutti lì, riuniti in una stanza.
mi è sembrata un'occasione unica.
del resto, se non l'avessi fatto io, si sarebbero ammazzati da soli strafogandosi di panettoni e spumante.
più loro continuavano a lanciarsi coltellate col sorriso sulle labbra, più io mi convincevo che era la soluzione giusta, l'unica opzione possibile.

certo, non poso dire che tutto questo faccia di me una persona onesta.
e so che quello che sto dicendo, signor giudice, non potrà mai cambiare le cose.
ma è solo per farle capire che le stronzate che le ha detto il mio avvocato non significano niente, non ero ubriaco e non è stato un incidente.

ma io non sono come quelle star di hollywood intervistate su vanity fair che rifarebbero sempre tutto e non hanno mai rimorsi per le scelte fatte.
forse avrei dovuto salvare la bisnonna o la vecchia zia, che sarebbero rimaste volentieri a casa davanti al televisore.
magari avrei potuto aspettare un altro anno, nella speranza che cambiasse qualcosa.
ma, vede, il fatto è che, con il passare del tempo, la situazione è diventata sempre più difficile.
i parenti si moltiplicano, le tensioni si amplificano, i sorrisi si allargano, il mangiare ci devasta e rifiuti di cibo e regali natalizi diventano sempre più difficili da smaltire.
ecco perché quest'anno ho pensato: "adesso basta".

l'avrei fatto da bambino, meglio tardi che mai.

le chiedo quindi una sentenza proporzionata a ciò che ho commesso.
non abbia indulgenza, vostro onore, non si faccia condizionare da questi intellettuali che dalle loro prestigiose colonne scrivono che la colpa non è mia ma della società malata in cui viviamo, e nemmeno da questi pacchi di lettere che ricevo, da tutte queste persone che mi scrivono che se solo avessero potuto lo avrebbero fatto anche loro, che sono un eroe moderno, eccetera.

mi condanni a venti, trent'anni o anche all'ergastolo -se veramente lo merito- perché sappia che tanto, lì fuori, non ci sarà più nessun parente ad aspettarmi.»

giovedì 30 ottobre 2008

le gioie del corpo 2



cercare disperatamente un autogrill.
entrare al cesso, facendosi largo senza troppi complimenti, tra orde di pensionati tedeschi in gita.
raggiungere il gabinetto pregustando già lo schizzo.

pisciare con forza e cattiveria, in preda a spasmi incontrollati, percependo il dilatarsi di ogni singolo istante di quello che, tecnicamente, è un vero e proprio orgasmo.

sentire
pian piano affievolirsi quello splendido scroscio fragoroso che esprime tutta la nostra virilità. poi, uscire dal cesso con l'espressione ebete che abbiamo noi maschietti dopo avere goduto e sentire il tempo ritornare a scorrere normalmente.

una bella pisciata non ha prezzo.
per tutto il resto c'è la carta igienica.

martedì 30 settembre 2008

stra-ordinary life



la prima a sospettare qualcosa è stata la maestra di mia figlia.
mi ha liquidato con un tenero: "adesso facciamo andare il papà, che avrà sicuramente da lavorare", ma voleva dire: "a me non mi freghi, bello".

effettivamente il mio comportamento ha dato un po' nell'occhio, ultimamente.
qui tutti mollano i bambini al volo, li catapultano letteralmente giù dai loro suv in doppia fila e li salutano da dietro i vetri oscurati, mentre probabilmente parlano già con l'ufficio o pianificano riunioni con i clienti.

io, invece, ho preso l'abitudine di camminare un po' con lei, mano nella mano, fino davanti a scuola. e di accompagnarla su, al primo piano, dove c'è la sua classe.
so già che tra qualche anno vorrà essere lasciata il più lontano possibile e arrivare a scuola senza il papà. diciamo che, per adesso, ho deciso di approfittare della sua disponibilità. al punto che temo risulti evidente come io la mattina non abbia alcuna fretta di andare via da questa scuola.

vivo una specie di caos calmo, mentre gli altri genitori sembrano ancora tarantolati dalla febbre del rientro e, dopo una lunga estate, tornano alla loro regular season 9 to 5.

anche per me una volta era così.

la mia vita era scandita dagli orari del mio ufficio, un edificio immenso, capace di inghiottire fiumi di badge che timbrano e stimbrano, un luogo da raggiungere come un pellegrinaggio quotidiano in cui il più difficile dei lavori non è lavorare ma recarsi al lavoro.
un traguardo da tagliare ogni mattina, l'ingresso in azienda, un non-luogo in cui restare a scaricare barili fino al sacro momento dell'orario di uscita, vero e proprio big-bang "del resto delle nostre vite": si torna dalle famiglie, si va in palestra, si fa la spesa, si bruciano stipendi nei modi più strani.

solo che adesso il mio ufficio non c'è più.

all'inizio non mi sono preoccupato.
ho pensato che, dopo un po', sarebbe tornato.
capita a tutti di passare dei momenti difficili e di non esserci più con la testa.
lui, in quanto ufficio, non c'era più e basta.

i primi giorni sono stati un vero spasso.
mare caldo di fine estate, spiaggia deserta, gazza zeppa di calciomercato.

poi tornavo a prendere la bambina a scuola, a fare la spesa, a pisciare il cane, come se niente fosse.
anche se il sapore del sale sulla pelle mi ricordava la mia infedeltà quotidiana.
perché il vero problema di questa doppia vita è che non posso dire in famiglia che il mio ufficio non c'è più.
troppe domande, troppe richieste di spiegazioni, con il rischio concreto di rovesciare i precari equilibri su cui è basata tutta la fisica del nostro microcosmo.

idem con gli amici. nessuno capirebbe veramente, nessuno.
e scatterebbero subito invidie e gelosie: "e com'è che ti arriva ancora l'accredito dello stipendio a fine mese?"
"bho, non lo so, mi arriva e basta".
naaah, ci ho pensato e ripensato, non mi crederebbe nessuno.
anche i vicini, figurati cosa potrebbero pensare.
meglio la clandestinità.

così la mattina metto giacca e cravatta, dico buongiorno e buonasera e fingo un minimo di urgenza. ma già sulle scale di casa mi ritrovo a canticchiare le canzoni dei cartoni animati con mia figlia.
lei è l'unica che non mi fa domande. l'unica veramente spensierata come me. a lei vorrei dirlo: potrebbe essere fantastico passare le giornate insieme ai giardinetti o al cinema o a mangiare schifezze da mc donald's e cazzeggiare in giro. ma temo che non sarebbe molto educativo, quindi la porto a scuola.

poi passo in ufficio, vedo che l'ufficio non c'è (controllo ogni mattina, perché non si sa mai), e la mia giornata ha inizio.

come tutti, cerco di scappare dal traffico.
mentre gli altri si spingono verso il centro, io vado fuori città, in cerca di centri commerciali, i miei più grandi alleati, posti ideali nei quali mischiarsi tra la folla e scomparire.

certo, corro il rischio concreto di incontrare qualcuno dato che, oggi come oggi, pare che la gente esca di casa solo per andare per centri commerciali (quando ho voglia di incontrare vecchi compagni di classe, sfatti e con prole, di solito vado lì). ma, in caso di incontri ravvicinati, posso sempre raccontare che mi trovo lì per lavoro: per controllare un display, un layout, un merchandiser, un positioning o che cazzo (a volte penso che già che son qui potrei pure portarmi avanti e fare la spesa, ma credo che con il carrello pieno desterei più di un sospetto -- sulla storia che sto lavorando).

e poi la mattina sti posti sono pieni di gnocca, digiamolo.
gnocca che ha appena portato i figli a scuola, che deve andarli a riprendere, che i marmocchi ce li ha sul carrello e che deve anche pensare a come sfamare il marito la sera. ma pur sempre gnocca.

oppure, se di donne non ne voglio vedere manco mezza, faccio un salto da mediaworld dove, insieme ad altri maniaci, posso studiarmi tutti i cellulari, sentire le voci del tom tom, rintronarmi con gli home theatre, diquisire sulle fondamentali differenze tra hd ready e full hd, giocare a ps3 o cercare la password per uscire dal salvaschermo dei pochi mac in esposizione.

insomma, questi sono veri e propri cimiteri del tempo perso. mausolei del "non ho nulla da fare, dunque vengo qui". patiboli sui quali condurre le ore che mi dividono dal rientro a casa e fucilarle una dietro l'altra, senza alcuna pietà. sempre divertendomi come un matto (mai definizione fu più esatta), s'intende.

perché io da decathlon mi sento come un bimbo a gardaland: mi aggiro tra quei corridoi un po' scarni (com'è nello stile del marchio) e mi immagino distrutto al traguardo di una maratona, 20 mt sott'acqua inseguito da uno squalo, serve and volley di seconda palla, perfetto tee-shot "in bandiera" e mille altri sport che vorrei praticare (se solo ne avessi il tempo, ah ah).

da castorama, poi, mi viene voglia di smontare casa, laminare il parquet, ripulire la facciata, demolire la parete della cucina e fare tutto un open-space.

di solito esco di lì morto di stanchezza, giusto in tempo per la pausa pranzo. e qui ho solo l'imbarazzo della scelta: cinese, giapponese, panino giusto, happy meal con pupazzetto, spizzico, ciao, autogrill. e per una volta voglio anche il menù con dolcetto e il biglietto della lotteria (che sono stufo di dirti ogni giorno no), perché un po' di milioni mi servirebbero per cambiare vita e smettere di lavorare.

lunedì 15 settembre 2008

pensieri superficiali



devi solo seguire questa riga nera.

all'inizio può essere stancante e snervante, ma una volta fatta l'abitudine non riuscirai a smettere di farlo. il segreto sta nel seguire la riga nera senza farsi domande, senza porsi obiettivi, senza darsi dei limiti: in pratica, senza pensare.

devi solo seguire la riga nera e andare avanti.
anzi, avanti e indietro.
e contare.
scandire il numero delle vasche percorse, ripetendone mentalmente il numero, come un mantra che ti scava nella testa.

tenere ossessivamente il ritmo e, ad ogni bracciata, tornare a mettere la bocca fuori dall'acqua, restare in questo ambiente ostile solo per i pochi istanti necessari a riempire i polmoni di ossigeno, e poi riaffondare la testa sotto la superficie e puntare nuovamente lo sguardo giù verso la linea nera. con in mente le brevi istantanee catturate above the line: l'azzurro scintillante del cielo, la pubblicità di un elettrauto, un bimbo con i braccioli sul trampolino, le tribune sempre vuote quando nuoto io, il tipo che dovrebbe salvarmi se dovessi annegare, un aereo che lascia la scia, la tipa da cui vorrei essere salvato, balene spiaggiate ed altre che fanno acquagym, occhi che ti scrutano ammirati, altri occhi che ti compatiscono e poi ritornano dietro un buon libro...

mille immagini che scorrono parallele ai pensieri che diventano, all'aumentare dei metri percorsi, sempre più affollati. una questione di soldi che non ti tiene tranquillo cede il posto ad un ricordo di quando eri bambino, ripensi ad un libro che non avevi capito, ti vengono in mente tutte le risposte che non hai dato nei momenti giusti, metti a posto altri pezzi del mosaico, voli con la fantasia così come la tua pancia vola su questa riga nera.

ma guardi anche in faccia la realtà: moccico, peli, e altri resti umani fluttuano rivelando la vera essenza di questa acqua cristallina, bei culi distesi al sole appaiono enormi, mentre ti danzano davanti, fisici da macho man si muovono lenti e senza grazia prendendo a calci e pugni l'acqua che, invece, ha solo bisogno di essere accarezzata e assecondata (come tutti noi, del resto).

e quando la riga nera finisce in una specie di T, basta soffiare forte con il naso, fare una veloce capriola, restare abbagliati per un attimo dal sole o percepire la presenza di un neon ammalato, e poi spingere con forza i piedi sulla parete della vasca per ritrovare, nuovamente, la linea nera da seguire.

se anche la vita fosse così facile, se solo bastasse seguire una linea guida.
o forse è proprio questo: nuotiamo nella nostra corsia, credendo di stare in mare aperto.

venerdì 12 settembre 2008

domande difficili



chicca
(grattandosi un ponfo): "papà, perché le zanzare pungono?"
mac: "perché è nella loro natura: per vivere, devono pungerci."
chicca: "quindi sono cattive."
mac: "no, non sono affatto cattive.
è che non hanno alternative: se vogliono vivere, devono pungerci.
però stai tranquilla: vedi come piove? adesso l'estate finisce e loro spariranno..."
chicca (allarmata): "moriranno tutte?"
mac (rassicurante): "nooooo, solo andranno in un posto in cui adesso arriva l'estate..."
chicca (dubbiosa): "ah... e perché non ci andiamo pure noi?"

mercoledì 9 luglio 2008

jingle belli



mac mutizza l'autoradio quando il vocione inizia a parlare di forniture energetiche legate a fonti rinnovabili ed ecosostenibili. poi piazza una telefonata ad invisible ink, pregustando un lungo aggiornamento di cazzi reciproci gentilmente offerto dalla retention vodafone.
quello invece, come al solito in fuga, lo ciampa con la scusa che è in moto.
il volume torna a palla giusto in tempo per sentire whislist dei pearl jam, versione live. finisce eddie wedder, riparte il vocione.
roba da non crederci, adesso sta parlando delle ricola. delle caramelle ricola.
questa dovrebbe essere una specie di emittente comunista, di quelle che non fanno pubblicità (ed è già curioso pensare che si fosse sintonizzato solo per quello).
invece c'è sto tipo che, dopo il pippone sulle fonti di energia rinnovabili, si mette a raccontare tutti i particolari della raccolta delle foglie di salcazzo con cui si producono le ricola.
e allora, sarebbe questa la comunicazione new-age? ma non era meglio un bombardamento tipo gran soleil il nettare degli dei?

quand'è che anche in pubblicità torneranno gli anni 80?
come si fa a non rimpiangere roba tipo i cinque cereali di kinder colazione più, tu-tu-tu-tubiamo, l'aranciata della prima volta e tutto quel mondo dal cuore di panna?
senza scomodare always coca-cola, il jingle più bello della storia.

domenica 6 luglio 2008

pagherete caro, pagherete tutto



di corsa verso fontanarossa, mac non vuole perdere l'occasione di immortalare il key visual della campagna della più importante catena locale della GD/DO.

una donna, terrorizzata, sta per essere travolta da un tir che, metaforicamente, rappresenta il caro vita (e, per chi non capisse la metafora, ecco la scritta "caro vita" sul camion).
una mano gigante (con sopra il logo dell'operazione commerciale) lo stoppa, costringendolo ad inchiodare: la massaia è salva.

l'iperbole è chiara ed efficace, ma guardate che cura nei dettagli: la signoruzza attraversa disciplinatamente sulle strisce (il fottuto guidatore del caro vita è un vero killer), le "buste della spesa" sono correttamente lasciate anonime (fossero state despar, non si sarebbe spiegato il rischio di essere travolti dai prezzi), a bordo strada un albero e un cartellone ricordano il logo aziendale e riempiono quelli gli spazi che uomini del marketing hanno giudicato "troppo bianchi".
l'atmosfera surreale è rafforzata dall'iconografia tipica delle clip art di power point (geniale, ci si potrebbe realizzare l'identity dei prossimi mtv music awards).

la sfrenata creatività della parte grafica è giustamente controbilanciata dalla razionalità dell'headline:
despar ("scritto" con il logo) ti dà una mano a bloccare il caro vita (per rafforzare gli insight del consumatore e "spiegare" il visual, altrimenti troppo criptico)
la qualità despar a prezzi bloccati per tutto il 2008 (quando si parla di prezzi bassi "qualità" va sottolineato sempre, avete preso nota?)

sotto il doppio 6x3, da segnalare la mega insegna di zu maru.
dai f.lli de luca il pesce è freschissimo ma col cazzo che risparmi, al momento di pagare ti travolgono con tutto il motopeschereccio.

PS
certo: "take away cooked fish" (di zu maru) meriterebbe, da solo, una riflessione.

giovedì 3 luglio 2008

badabum din din



giovane rapper cerca lussuoso attico zona pagano/fiera.
al momento vive ancora sotto sfratto in casa di ringhiera alla barona.
ma, con questo disco, dovrebbe avere svoltato.

mercoledì 25 giugno 2008

fan-culo



sulla golf nera di turi c'erano mac, paolone e curry.
il programma prevedeva la partenza serale dal casello di catania san gregorio, un'unica tirata notturna fino a roma, un giretto in centro la mattina dello spettacolo e poi il trasferimento al flaminio per fare la coda all'ingresso e tentare di accaparrare dei posti nelle prime file per 4 ore tiratissime di concerto.
perché springsteen non si risparmia mai, e non ti manda a casa se non sei tu a dire basta.
e, anche se quella volta non c'era la e-street, il momento in cui non ce la fai più arriva, specie se sai di doverti sparare di notte, per la seconda notte di fila, gli 800 km che ti dividono da casa.

insomma, una vita di sacrifici per gridare broooooooce sotto il palco.
a parte 1985 e 1988 (troppo sbarbato) mac ha sempre fatto tutto ciò che andava fatto per procurarsi i biglietti e, magari, favorire altri fan.
perché se ti servono 2 biglietti e puoi prenderne 4 sai che ci sarà sempre un blood brother a cui rivendere il ticket a prezzo di costo.
e sperare che un giorno lo stesso culo capiti anche a te.
questo è accaduto regolarmente per il tour 1997 (napoli acustico, pochissime disponibilità), reunion 1999 (2 date al filaforum e stadio marassi di genova), san siro 2003, seeger session band 2006 (una data al forum e una all'arena di verona) e, più recentemente, per la data dello scorso novembre 2007 al forum di assago con regolare biglietto "in più" venduto face value ad un tipo di pescara (dove sei adesso amico, eh?).
quindi, per la storia del karma, mac si sarebbe aspettato che una giovane e disponibile signorina sarebbe andato a cercarlo fino a casa e, scoperto che era rimasto senza biglietto per san siro 2008, gli avrebbe offerto, a prezzo modico, una prima fila più sufflone.

invece, senza il prezioso tagliando (per il sufflone vediamo), mac stasera se ne starà al mare, in vacanza, a 1200 km da san siro.
e, da questa fresca terrazza, crede sia arrivato il momento di dire le cose come stanno ai fratelli con cui in tutti questi anni ha condiviso nottate davanti ai botteghini, code ai cancelli, messaggi su internet, km sulle strade, sudore sotto al palco:

siete patetici con le vostre magliettine stinte del the river tour,
siete vecchi con i vostri racconti "c'ero anch'io" a san siro nel 1985,
dovreste vedervi quando vendereste le vostre madri pur di entrare nel pit,
fate pena quando uscite dal concerto con i vostri bambini insonnacchiati,
avete rotto il cazzo con i vostri urletti isterici sulle prime note per fare capire che avete riconosciuto il pezzo già dal primo accordo,
e il modo insopportabile con il quale gridate a chi vi sta accanto "oddio, non la faceva da oslo 1997!",
e quell'aria da pretini con la quale zittite quelli che cantano le parti che non vanno cantate ma ascoltate in religioso silenzio.
a voi 40/50enni che avete dormito in auto per comprare i biglietti, padri di famiglia che avete inventato scuse per uscire prima dall'ufficio il pomeriggio del concerto, a tutti voi,
un cordiale affanculo.

mercoledì 11 giugno 2008

non fatelo a casa



la vecchia kenwood non digeriva bene i cd mp3.

allora mac l'ha sostituita con un'autoradio cinese presa al centro commerciale.
cioè, la marca sul frontalino sarebbe italiana, ma l'apparecchio è chiaramente made in PRC.
lo si capisce dal design post-socialista, dalla disposizione casuale dei tasti e, soprattutto, dalla assurda struttura dei menù che ne rende l'utilizzo semplice e intuitivo come il quadro comandi di un boeing 747.
in compenso il dispositivo è pieno di fessure nelle quali è possibile inserire di tutto: cd e dvd, schede sd, chiavette usb e, probabilmente, qualche altro buco su cui bisognerebbe indagare meglio.

ma la vera rivoluzione è che sul display è possibile vedere film.
o qualsiasi altro video in formato dvix.
un vero e proprio drive-in, solo in movimento e con uno schermo piccolissimo.
così la smart è diventata un multisala a 2 posti.

la cosa straordinaria è che su un 3" molti film ne guadagnano: ridurre all'osso la parte visiva ti permette di concentrarti sui dialoghi (woody allen meglio di terminator 3, se volete provare), di sognare sulle musiche, di apprezzare maggiormente l'intreccio della storia, costretto come sei a decodificare il tutto sulla base di piccoli dettagli.
e ti permette, ad esempio, di sentenziare con certezza che "non è un paese per vecchi" è una cagata assoluta, senza tema di smentita e pippe sulla fotografia bla bla bla.

inoltre "l'effetto video" garantisce zero stress in coda, velocità di punta più basse, meno sprint nel misto. che poi la macchina (come del resto l'aereo), ti rende indulgente e ti fa apprezzare anche filmetti e serie altrimenti inguardabili, dato che l'obiettivo principale rimane solo quello di resuscitare i tempi morti.

il massimo è videoregistrare e scaricare su usb, per sentirsi in pantofole mentre si guida guardando report, santoro o ballarò.
ma se amate addormentarvi con bruno vespa, beh, allora continua ad essere preferibile farlo sul divano.

mercoledì 4 giugno 2008

se son d'umore nero allora scrivo



godo molto di più nell'ubriacarmi,
oppure a masturbarmi, o al limite a scopare.

se son d'umore nero allora scrivo
frugando dentro alle nostre miserie.
di solito ho da fare cose più serie,
costruir su macerie, o mantenermi vivo.

lunedì 19 maggio 2008

baiocchi



stranamente, in una giornata di grandi emozioni, mac è riuscito a rimanere più distaccato del solito.
forse la colpa è dello sguardo attonito con il quale chicca e spilla scrutano le sue assurde reazioni durante i 90 minuti. oppure è l'effetto delle massicce dosi di calcio assunte nel corso degli anni a renderlo ormai meno sensibile.

fatto sta che il tipo è riuscito a tenere tutto abbastanza sotto controllo. sotto di un gol, ha capito subito che quella situazione, paradossalmente, sarebbe servita a mettere il catania con le spalle al muro: condannato a segnare o retrocedere.
ma, soprattutto, avrebbe obbligato l'inter a chiudere la propria partita il prima possibile per vincere finalmente sto cazzo di scudetto che non se ne poteva più.
e, quando da parma è arrivata la notizia del 2-0, mac ha avuto la certezza che la roma avrebbe mollato e il pareggio sarebbe arrivato.
intendiamoci, il catania lo avrebbe meritato comunque ma, si sa, nel calcio spesso questo non basta.
così 25000 persone sugli spalti e 200 tra addetti ed altri energumeni infiltrati a bordo campo hanno reso chiaro alle signorine in maglia giallorossa che l'ora del biscotto era arrivata.
gnam gnam.

martedì 29 aprile 2008

yes, week-end



si può fare.
resoconto di un weekend speciale a padova, concluso con la torta più buona mai mangiata (grazie a lorè e berg).

concludere la prima maratona è un'esperienza che non si può spiegare.
questo non è uno sport: è mettersi davanti ad un particolarissimo specchio per scoprire se stessi.

significa guardare in faccia le proprie debolezze, scoprire tutti i propri difetti, stupirsi delle proprie capacità, imporsi una disciplina, inventarsi qualcosa per superare le difficoltà, conoscere i propri limiti e provare ad accettarli.
ma è anche delirio di onnipotenza, viaggio in un territorio inesplorato, distacco dalla quotidianità, emozione nel vedere un ragazzo spingere una carrozzella per 42km, guardare in soggettiva due ali di folla che applaudono, credere di morire ma lo stesso andare avanti, ridere insieme a gente sconosciuta, buttare nel cesso mesi di allenamento per uno stupido imprevisto, cercare le proprie motivazioni come un portafogli smarrito, sentirsi eroi e coglioni allo stesso tempo, fare ricorso ad energie insospettate, piangere di gioia negli ultimi 195 metri, scoprire i poteri taumaturgici della parola "arrivo".
insomma, mac si è trovato dentro un incubo, il peggiore incubo, ed è riuscito a venirne fuori con le proprie forze, senza forze.
una fatica immensa, che alla fine è durata più di cinque ore, ma che, incredibilmente, è passata subito.

e già vacilla la convinzione di non farlo mai più.
ma viene voglia, semmai, di provare a spostare l'asticella un po' più in alto.

giovedì 24 aprile 2008

previsioni del tempo



oggi mac ha corso il suo ultimo allenamento prima della maratona di padova.
le sensazioni solo quelle giuste: si sente grasso, stanco, demotivato e di pessimo umore. situazione ideale per spararsi 42 km e 195 metri sotto il sole: in pratica, un vero suicidio.

ai suoi ritmi, dovrebbe riuscire a chiudere la gara entro le 4 ore e mezza.
ovviamente il ragazzo non ha alcuna ambizione cronometrica, solo quella di concludere senza l'intervento del 118.
però, come tutti quelli che corrono, ha iniziato a perdersi in tempi, andature e complicati calcoli spazio/temporali.

per fortuna sulla canotta da gara ha fatto stampare una trinacria.
sarà più facile correre con 3 gambe.

mercoledì 16 aprile 2008

avanti veloce



se fossi tuo padre ti direi che oggi, vestita così, non vai da nessuna parte.
se fossi tuo padre col cazzo che ti farei vedere "amici", stasera c'è la champions league.
se fossi tuo padre ti comprerei il motorino per dei motivi troppo lunghi da spiegare, ma non sarei per niente tranquillo.
se fossi tuo padre direi alla tua amica "mi ricordo quando vi tenevo in braccio".
se fossi tuo padre penserei che a volte ti vergogni un po' di me.
se fossi tuo padre ti accompagnerei fino davanti a scuola e guarderei male quei coglioni dei tuoi compagni tutti phonati.
se fossi tuo padre farei finta di non leggere le scritte sul tuo eastpack.
se fossi tuo padre avrei paura che adesso sei tu quella che racconta le storie.
se fossi tuo padre mi immaginerei come sarebbe stata la tua vita in un'altra città.
se fossi tuo padre ti manderei a cagare appena dici che sabato dormi da una tua amica (rido già adesso).
se fossi tuo padre avrei terrore di sentirmi raccontare un segreto.
se fossi tuo padre ti vieterei delle cose, facendotele -purtroppo- desiderare immensamente.
se fossi tuo padre saprei che alla tua età si può rischiare la vita per una scommessa.
se fossi tuo padre controllerei con attenzione il tuo libretto delle giustificazioni.
se fossi tuo padre proverei ad ascoltare la tua musica, ma canterei altro sotto la doccia.
se fossi tuo padre osserverei come, ogni giorno, esci ad esplorare il mondo.
se fossi tuo padre andrei a sentire cosa mi dicono i professori e farei la solita faccia di circostanza.
se fossi tuo padre saprei come i tuoi amici brufolosi si ammazzano di seghe.
se fossi tuo padre entrerei in bagno dopo di te e mi accorgerei che hai fumato.
se fossi tuo padre penserei che ti sei tinta i capelli di blu perché mi odi.
se fossi tuo padre non ti vorrei troppo precisina.
se fossi tuo padre mi sentirei molto ma molto più furbo di te.
se fossi tuo padre piangerei in silenzio vedendo che non sei felice.
se fossi tuo padre saprei che non potrei fare niente, solo aspettare che passa.
se fossi tuo padre sarei troppo impegnato a leccare il culo ai miei clienti.
se fossi tuo padre proverei a spiegarti che il dolore non è poi così brutto, quando è passato.
se fossi tuo padre ti vedrei muoverti in branco, mimetizzata tra i tuoi simili.
se fossi tuo padre ti direi "io alla tua età...", ma non te la racconterei proprio tutta.
se fossi tuo padre chissà quale sarebbe stata l'ultima volta in cui ho fatto una pazzia.
se fossi tuo padre non vedrei dei problemi, per te giganteschi.
se fossi tuo padre ti farei sentire una canzone che dice "solo quando la ferita brucia, la tua pelle si farà".
se fossi tuo padre, messo alle strette, ti direi "chiedilo a tua madre".
se fossi tuo padre magari sarei schiacciato da una esistenza troppo ordinaria.
se fossi tuo padre ti giuro che non perderei nemmeno una tua gara (sempre che, allo stesso orario, non giochi il catania)
se fossi tuo padre sarei orgoglioso di vederti vincere.
se fossi tuo padre troverei il modo di farti sorridere tutte le volte in cui, invece, perderai (perché saranno tantissime).
se fossi tuo padre starei attento a quello che mangi.
se fossi tuo padre vorrei essere più bello degli altri papà.
se fossi tuo padre ti chiederei di insegnarmi tu qualcosa.
se fossi tuo padre vorrei leggere tutti i messaggi sul tuo telefonino anche se NN L KAP1R31.
se fossi tuo padre quel rincoglionito con il booster ci penserebbe due volte prima di passare sotto casa.
se fossi tuo padre dovrei decidere se mandarti a londra a studiare "le lingue".
se fossi tuo padre ti vedrei sempre bambina, come sei adesso.

se fossi tuo padre mi piacerebbe esserci sempre.
ma se per caso non ci sarò, sappi che questo era quello che volevo fare.

domenica 13 aprile 2008

proiezioni elettorali



sta per nascere un nuovo mostro.

giovedì 10 aprile 2008

aree in comune



giocano insieme in zone dedicate, mentre i padroni socializzano.
appena liberi inziano a rincorrersi, saltare e a fare tutto ciò che a casa gli è proibito.
camminano a quattropiedi, scavano la terra e si sporcano da bestia.
tutti insieme fanno un casino incomprensibile, ma tra loro si capiscono anche se sono di razze diverse.
pisciano all'aria aperta e bevono alla fontanella, bagnandosi tutti.

poi, quando è il momento di tornare a casa, vengono richiamati a gran voce.
solo che i cani ubbidiscono, i bambini no.

sabato 29 marzo 2008

il mestiere più antico del mondo



all'inizio è difficile abituarsi all'idea che i clienti non si possano scegliere.
vorresti solo quelli giovani e fighi, i più "trasgressivi".
invece, ti tocca andare con chi capita e fare anche finta che ti piaccia.

poi, con il tempo ti abitui a tutto, e capisci che i clienti che possono davvero arricchirti sono i più grassi ed anziani: pronti a pagarti uno sproposito per un lavoretto che potrebbero benissimo farsi fare dalla segretaria o dall'ultima delle stagiste. ma sono fatti così: tremendamente noiosi, non apprezzano le tue fantasie e mortificano tutti i tentativi di rendere più "piccante" questo mestiere. niente di strano che ti paghino per farsi da soli delle cose che hanno già in mente, ché in pratica tu devi solo stare a guardare e farli godere dicendo le parole giuste al momento giusto.

sono i trucchi del mestiere, che si imparano solo dopo tanti anni di esperienza.
ma, più tempo passi sul marciapiede, più ti ritrovi a rimpiangere l'entusiasmo, la spensieratezza, l'energia, la voglia di fare degli inizi.
perché sai che quella verginità non ritornerà più.

ma che male, le prime volte, ad andare con quelli con il logo troppo grosso.

domenica 16 marzo 2008

diventare famoso



quando mac è arrivato al traguardo dei 22km della camminata del roccolo di grezzago ha capito cosa devono provare i famosi quando, sull'isola, vincono la prova e mangiano con fame vera. dopo oltre due ore corse su sterrati resi fangosi da una insistente pioggerella assuppa viddanu, si è subito diretto al banchetto del ristoro: doppia porzione di salamelle e polenta, un tot di fette biscottate con marmellata, pane e nutella.
non c'era neanche un vip (che strano, eh?) ma è stato lo stesso un brunch indimenticabile.

mercoledì 12 marzo 2008

like a rolling stone



questo è il resoconto di una passeggiata di dieci anni fa.

una domenica pomeriggio in cui l'inter perdeva il suo ennesimo scudetto e recriminava per un rigore non dato.
una passeggiata in cui mac camminava, bello rilassato, in una città in cui, anche quando non hai fretta, spesso ti ritrovi a dire "scusa-devo-scappare".

se ne andava in giro per le vie di milano, senza troppi pensieri, e con la sensazione che la vita era lì che lo aspettava e che avrebbe potuto darle la forma e la direzione che voleva.
tanti sogni, pochi cassetti, qualche speranza, molte scoperte, nessuna certezza. tra mac e locomotiva la differenza saltava agli occhi: la locomotiva aveva la strada segnata, lui no.

così, corso buenos aires acquistava un senso anche con i suoi mille negozi chiusi. e poi le vetrine del centro, un giro per librerie, un taglio secco dalle vie della moda verso brera, per tornare a casa passando dai giardini pubblici di via palestro.

lui la milano del nord (da non confondere con la milano del sud) la conosceva già abbastanza bene.
ci aveva passato lunghi periodi sin da ragazzino e aveva imparato a scoprirne le varie zone sbucando qua e là come un fungo dalle stazioni della metro.
adesso, grazie a ka e alla sua obsoleta, stava iniziando ad "unire i pezzi" e ad averne finalmente una chiara visione d'insieme.

perché quando una città è la tua città non la ammiri con gli stessi occhi di un turista, e quando sei un turista non riesci a guardarla con lo stesso spirito di uno che la vive.
lui, invece, non-milanese e non-turista, stava imparando a capire ed apprezzare, dietro quei vialoni alberati tutti un po' uguali a se stessi, le tante anime diverse che rendono milano così interessante.
certo, negli anni a venire avrebbe poi avuto modo di scoprire come questa città presenti un conto, con gli interessi, delle tante cose che, all'inizio, sembra offrirti gratis.
ma, in quel pomeriggio, il futuro era solo un'ipotesi, milano una parentesi e tutto gli sembrava perfetto. tutto.
le panchine del parco, il baretto all'aperto, la luce, la temperatura, persino come era vestito.

può un giorno qualunque, una domenica così insignificante, rimanere impressa in maniera così indelebile?
il fatto è che, per la prima volta, era realmente libero e, anche se non sapeva bene cosa farsene di tutta quella libertà, anche se non capiva se stesse scappando o correndo incontro a qualcosa, gli piaceva l'idea di non avere una casa, di non avere una direzione, di dormire su un divano.

e, attraversando corso venezia, cantava:
How does it feel?
To be on your own
With no direction home
Like a complete unknown
Like a rolling stone

martedì 11 marzo 2008

troppi-tasking



2 computer diversi, 11 applicazioni aperte, 15 tab del browser, una chat su skype e una su gmail, 4 caselle mail, un arretrato di 449 rss ancora da leggere, 2 cagate di commenti lasciati in giro, 5 download attivi, 5 forum in cui curiosare, 45698 image results, una playlist di iTunes in background, 4 layout, 3 visual da photoshoppare un po', almeno 15 post iniziati e mai finiti, 4 sms scritti a velocità teenager, 1 tweeter ogni tanto, 3 documenti con idee sparse per altrettante presentazioni nelle prossime 72 ore, aggiungere una cosa al volo, interrompersi per aprire un nuovo documento, cercare quel file, salvarlo con nome, rispondere ad una mail e salvarla come bozza perché squilla il telefono.

mac avrebbe deciso di tornare al vecchio metodo: fare le cose una per volta. ma non ce la fa.

mercoledì 5 marzo 2008

breve guida di sopravvivenza per catanesi a milano



ad alcune cose non vi abituerete mai.
ad esempio, a milano non c'è l'etna per orientarsi.
e neanche il mare, tanto per essere chiari.

però, nella città del biscione, impararete a fare l'abitudine ad altro.

tipo a sbuffare perché un mezzo pubblico è in ritardo di qualche minuto (e non che non arriva proprio).
che non si può chiedere un bicchiere d'acqua al bar senza pensare di non pagarlo, nemmeno mendicando "un bicchiere di seltz" dopo avere già bevuto il caffè.
a proposito, al bar pagherete prima della consumazione e non solo dopo, a consuntivo.

qui non ha senso chiedere la granita con panna "sopra e sotto", perché le granite sono una truffa e si bevono con la cannuccia.
il seltz al limone (nelle varianti doppio limone, con e senza sale), lo dovrete rimpiazzare con qualcos'altro. e, anche se ai tanto celebrati aperitivi milanesi scoprirete infinite varianti di cocktail, finirete presto per rimpiangere la semplicità di un tamarindo o il colore assurdo di un mandarino al limone (e, soprattutto, ne rimpiangerete i costi).

qui le gomme da masticare si chiamano cicche, quindi se chiederete "una gomma" vi guarderanno strano. al limite potrete chiedere un "ciaingum", anche se "c'hai-un-ciaingum" suona proprio male.
farete la spesa all'esselunga, dove le borse della spesa si chiamano sacchetti. non come a catania, dove la cassiera, come fosse mike bongiorno, chiede: "quante bbuste vuole?"

in ufficio niente carpette ma solo cartelline (che teneri).
scordatevi cartocciate, arancini, cipolline e rosticceria in genere: qui i panzerotti non sono al cioccolato ma hanno dentro formaggio e pomodoro.
pausa-pranzo significa consumare un veloce panino al bar perché non è previsto un normale pasto a casa con sonnellino ristoratore (in pigiama) fino alle 4, 4 e mezza.
anzi, spesso vi fisseranno appuntamenti "di pomeriggio" ad orari tipo le 2, le 2 e mezza, quando a catania non è possibile incontrare esseri umani in giro.

inoltre, dovrete rassegnarvi ad eliminare per sempre alcune abitudini ed espressioni.
non potrete mai più raccontare barzellette, perché è evidente come un catanese non possa raccontarle "in italiano" (che facciano ridere, s'intende).
non potrete più dire ho preso una scaffa, ho scoppiato, si è scafazzata, ho appizzato i pantaloni nuovi, ho attraccato una e me la sono azziccata: insomma, in tante cose ve la dovrete spurugghiare da soli.

ma scoprirete anche che se, durante un litigio in auto, reagirete con un catanesissimo "ma cchi spacchiu voi?", come per magia, vi capiranno immediatamente.

lunedì 3 marzo 2008

toccare il fondo



qui non ci sono code agli impianti di risalita (perché non c'è niente da risalire),
non ci sono baite caciarone piene di sciatori avvinazzati,
e nemmeno ricche signore che si arrostiscono al sole sfoggiando quei cazzo di doposci pelosi.
non si vede molto altro che non siano alberi, ruscelli e montagne
e quando si incontra qualcuno lo si saluta.
qui la fatica stimola la contemplazione
e si diventa un tutt'uno con questa meravigliosa e quieta natura.
ma la cosa fondamentale è che sulle piste di fondo
non c'è modo di incontrare quei fottuti ragazzini in snowboard.

mercoledì 20 febbraio 2008

fuori dal tunnel



essere ad una riunione di lavoro e sentirsi chiedere: "conosci qualcuno che fa sanremo? dobbiamo beccare il tipo giusto cui fare indossare le crocs. elio sarebbe fantastico ma fa il dopofestival. ci serve qualcuno che salga sul palco dell'ariston... con le crocs invernali, quelle con il pelo..."
mac ha risposto "provo a chiedere in giro e magari ti faccio sapere" ma intanto pensava:

"se avessi il coraggio di fare un lavoro vero - e non questo mestiere da froci - farei il camionista.
perché penso che mi piacerebbe macinare chilometri, pensando ai cazzi miei, a bordo di un bestione.

ogni tanto mi fermerei per guardare fiero il mio scania, sapendo che al mondo mi capisce solo lui.
scenderei in canotta e zoccoli (altro che crocs) a pisciare all'autogrill e farei rintronare quei cessi con scoregge devastanti.
di quelle che strapperebbero un applauso anche ai colleghi moldavi.
scherzerei con chiunque e parlerei di figa più o meno come si fa in tutti i lavori del mondo, solo che conoscerei molto meglio l'argomento.

la sera farei lunghe telefonate a casa per raccontare ai bambini delle storie incredibili prima di metterli a nanna.
e poi dormirei in un parcheggio in dogana e mi sveglierei bestemmiando per il freddo.
oppure guiderei tutta la notte per rispettare una consegna, bevendo caffè ad ogni bar.
avrei un conto aperto con tutti gli automobilisti.
soprattutto alle audi, chiuderei sempre la la porta in faccia, piazzandomi sulla corsia di sorpasso per delle ore.

intanto guarderei la tv montata sul cruscotto, perché la mia cabina sarebbe un soggiorno con angolo cottura.
stando sempre attento agli sbirri, che poi non sono tutti infami perché vivono in strada come noi.
ascolterei gigi d'alessio, come faccio già adesso, ma senza dovermene vergognare.
e darei appuntamento con il CB a gente tipo "nano malefico" o "cavallo pazzo" per bere insieme una birra a binasco.
guarderei rassegnato la coda di tir che devono scaricare prima di me nel piazzale della coop e mi chiederei chi cazzo è quel pirla che, in pantaloncini, con questo freddo, passa correndo in mezzo a una fila di camion.

mi basterebbe poco per sentirmi a casa: la faccia di un benzinaio conosciuto, due chiacchiere sul gol in fuorigioco, le tette di una cameriera, un bel panino con la mortadella dopo un lungo giro all'estero.
e magari diventerei amico di qualche puttana perché, quella, forse, potrebbe essere l'unica droga che mi concederei.
e poi mi piacerebbe ritrovarmi in pieno luglio a risolvere i guai di una famigliola in vacanza.
del tipo moglie isterica, papà al cellulare che prova a rintracciare un carro attrezzi, e i figli che mi guardano cambiare una gomma della loro monovolume come si cambia un cd.

insomma, passerei una vita difficile ad eseguire compiti semplici come andare da A a B.
caricherei bancali di merce a bratislava per consegnarli a casarano.
prenderei su un container a gioia tauro e lo porterei dritto dritto a copenaghen.
lì mi fermerei due giorni, per vedere che aria tira, e scoprirei che la nuova merce va ritirata a rotterdam e scaricata a genova, che la nave sta già aspettando.
penso che se fossi camionista mi piacerebbe andarmene un po' ovunque,
tranne che a sanremo".

lunedì 18 febbraio 2008

daughters in arms



un tendone del circo.
un tendone del circo la domenica mattina molto prima dello spettacolo.
un papà e due bimbe sotto un tendone del circo, la domenica mattina molto prima dello spettacolo.
sono venuti a visitare quello che sui cartelloni pubblicitari chiamano lo zoo: un accampamento disordinato di animali visibilmente narcotizzati o, semplicemente, troppo stanchi di essere sballottati a destra e a manca per avere ancora una dignità.
fuori c'è un sole fortissimo, stanno facendo prove tecniche di primavera.
sotto il tendone, invece, una penombra illuminata solo dagli squarci di luce provenienti dalle poche fessure in alto.
una maschera da scimmione se ne sta poggiata su uno sgabello, in alto si vedono i trapezi scintillare, su un tavolo ci sono un costume da clown e una frusta da domatore. non c'è praticamente nessuno in giro, solo due acrobati che, in lontananza, fanno esercizi di riscaldamento. mac non ha mai visto un film di fellini (e, badate bene, non ha nessuna intenzione di colmare questa lacuna) ma, ad occhio e croce, sente di essere proprio in una situazione felliniana.

clic.
l'impianto audio del circo si accende. dalla penombra spuntano una decina di piccole lucine rosse, i led di altrettante casse che adesso sono pronte a suonare.
"cosa potranno mai mettere su?" si chiede mac. lui immagina robe tipo cherry cherry lady, un medley dance o altra musica da giostrai.

invece, iniziano a diffondersi le note di una specie di organo, poi degli effetti sonori come di un temporale, poi la chitarra inconfondibile di mark knopfler e la sua voce che attacca "these mist covered mountains...": brothers in arms dei dire straits.
la titletrack, poi tutto l'album. probabilmente uno dei dieci migliori di sempre e, comunque, uno dei più importanti per mac.

è l'album che ha segnato per lui il passaggio dal vinile al digitale, uno spartiacque tecnologico che, successivamente, avrebbe significato anche il passaggio dall'ascoltare musica solo per il piacere di farlo, all'ascoltarla mentre si fa altro (guidare, correre, lavorare).

le lucine di questi led, nella penombra di questo posto assurdo, sono adesso le stesse lucine dello stereo di mac, seduto in poltrona, probabilmente nel 1986, cuffie in testa, ad ascoltare l'intro di "your latest trick".
ed è incredibile come una musica che non ascolti da tanto riesca a prenderti, a sollevarti di peso e a trasportarti lì, in alto, a camminare su quel filo, come un acrobata sospeso nel tempo.

giovedì 14 febbraio 2008

ex voto



all'inizio doveva essere new york.
successivamente parigi o londra.
poi sicuramente vienna.
forse praga.
no, sicuro vienna.

alla fine, mac ha deciso che correrà la sua prima maratona il 27 aprile, 15 giorni dopo le elezioni.
vista la attuale situazione politica forse sarebbe stato più giusto fuggire all'estero, invece ha scelto padova.
sant'antonio, aiutalo tu.

venerdì 8 febbraio 2008

creatività (definizione di)



oggi mac spiega.

dick fosbury era un pirla che, quando tutti facevano il salto in alto superando l'asticella con la pancia, si era messo in testa di provare un modo totalmente diverso: superare l'asticella di schiena.
con questa nuova tecnica, tra lo stupore del pubblico, dick fosbury ha vinto la medaglia d'oro a città del messico 1968 ed è diventato una leggenda olimpica.

insomma, forse dick fosbury non era tanto un pirla.

giovedì 7 febbraio 2008

safari

"dentro la mia testa, ci son più bestie che nella foresta"


ogni mattina mac si sveglia e sa che dovrà correre per portare la bimba all'asilo.
non lo avrebbe mai pensato, ma tante mammine che incontra lì sono degne di nota. mollano i figli al nido, e poi ti guardano come il leone guarda la gazzella.

solo che lui, dopo tanti allenamenti, è un po' stanco di correre.

lunedì 4 febbraio 2008

tutto intorno a mac



complice una pioggia intensa, mac ha passato un pomeriggio intero al centro commerciale.
entrato insieme alla figlia per una spesa da cassa rapida max 10 pezzi, è rimasto coinvolto nei festeggiamenti del carnevale.

mentre assiteva allo spettacolo del mago max si è dato una guardata intorno.
3 piani di mcdonald's, iper, unieuro, h&m, zara, immersi nelle nebbie dell'east end della greater milan area ma assolutamente identici a centinaia di altri shopping center dispersi per l'italia, brulicanti di una umanità che, vista così, tuttainsieme, fa un po' schifo.

una marea di famiglie con passeggini e carrelli stracarichi, obesità infantile dilagante, mix di razze e culture (cultura poca, ad occhio e croce), trionfo di cafonaggine e di eccessi (complice, magari, il sabato grasso).
eppure, ognuno di loro, avrà chissà quante storie cariche di umanità da raccontare. amori impossibili, sbarchi notturni in gommone, sveglie ad orari assurdi, vite noiose, infortuni sul lavoro, espedienti per tirare avanti, malattie da combattere, filmini di matrimonio, bollette da pagare, perversioni sessuali, suonerie polifoniche, segreti inconfessabili.

insomma, ecco qui il target internazional-popolare di prima serata, quelli "dei pacchi", quelli che decidono chi lasciare sull'isola, che eleggono miss-italia a colpi di sms, artefici dei successi e degli insuccessi delle marche, veri responsabili dei palinsesti e, in ultima analisi, finanziatori degli stipendi faraonici delle star del piccolo schermo. perché più gente come loro raggiungi, più costa mettere in onda il tuo spot: è tutta una questione di GRP, baby.

mac, per il solo fatto di lavorare nel magnifico mondo della comunicazione, credeva di essere entrato di diritto in una comunità di eletti che vivono tra mostre di arte contemporanea, che assistono ad anteprime cinematografiche, che si nutrono esclusivamente di sushi e che, nel tempo libero, scopano giovani modelle desiderose di diventare testimonial di prodotti di largo consumo.
invece, eccolo qui, immerso nel tempio del largo consumo, intento ad ammirare il mago max che, con i suoi giochetti, riesce ad accendere sul viso di questi bimbi che lo stanno a guardare dei sorrisi impossibili da ricreare in photoshop.

venerdì 1 febbraio 2008

a tempo perso



tempo perso in coda ad un semaforo
tempo perso correndo contro il tempo
tempo perso scrivendo sul blog
tempo perso leggendo il blog
tempo perso dormendo
tempo perso guardando vespa invece di dormire
tempo perso pensando di guadagnare tempo
tempo perso a presentare le prime 2 proposte
tempo perso tagliando l'erba
tempo perso sperando
tempo perso ricercando quella pagina su quel giornale
tempo perso cercando di ricordare una cosa di cui ci si doveva ricordare
tempo perso quando lo capisci solo dopo che era tutto tempo perso
tempo perso progettando viaggi
tempo perso viaggiando
tempo perso a finire un lavoro che sarà cestinato
tempo perso a finire un lavoro che andrebbe cestinato
tempo perso in riunione
tempo perso aspettando il download
tempo perso pensando al tempo
tempo perso a leggere un forum
tempo perso guardando altri che giocano
tempo perso mangiando una cosa al volo
tempo perso acquistando roba che non serve
tempo perso schiacciando 5 per parlare con l'operatore
tempo perso a dire no grazie
tempo perso cambiando canale
tempo perso cercando di cambiare
tempo perso girandoci intorno

oggi mac cercava una definizione esatta di quello che è tempo perso e quello che non lo è.
ma non è riuscito a trovarla, nonostante ci abbia perso un sacco di tempo.

mercoledì 30 gennaio 2008

malintesi notturni



sembrava la bambina che piangeva.
era la vicina che scopava.

martedì 29 gennaio 2008

pensieri profondi



invisible ink ha deciso di sparire.
fin qui niente di strano, direte voi.

invece no, perché quello che spesso senti dire agli altri, lui lo ha fatto veramente.
un gesto coraggioso, un mollo-tutto-e-me-ne-vado-da-questa-città.
ma non per scappare su una piccola isola deserta, no.
lui si è paracadutato su un'isola grande, quella in cui, se fai parte di un corpo armato, pare ti ci sbattano per punizione.

certo, non ha lasciato molto.
voglio dire niente moglie o ex-moglie, niente figli, niente auto, nemmeno l'abbonamento a sky.
il minimo sindacale: casa in affitto e un lavoro che gli faceva schifo.
però dare le dimissioni dalla propria vita richiede lo stesso tanto coraggio e abbastanza palle.

soprattutto perché lui non è uno di quelli che vuole rifarsi una vita ai caraibi o che sogna di salvare il mondo (dato che, probabilmente, neanche il mondo vuole essere salvato da lui).
è partito solo in cerca di una tranquilla vita di provincia.
dev'essere molto, molto dura.

adesso lavora 12 ore al giorno, un misto part time non retribuito e co.co.co. paradossalmente, pare che abbia svoltato.

perché il sogno di ink, parole sue, è il più semplice: lavoro medio, famiglia media, bimbi da prendere a scuola e portare a ginnastica, il sabato all'ipercoop.
e magari televisore gigante, prato ben rasato ed altre cose che ancora neanche sospetta.
ché quando ci sarà dentro si renderà conto che non è per niente semplice.

forse, a quel punto, anche lui potrà sognare fughe in luoghi esotici, viaggi avventurosi, immersioni tra pesci coloratissimi e serate in spiaggia.

vacci adesso ink, prima che sia troppo tardi!
perché l'eta giusta per fare l'istruttore sub nei villaggi è 40 anni.
fidati di mac.

venerdì 25 gennaio 2008

sans comic sans



mac sta realizzando una schedatura completa di tutti coloro che, a vario titolo, utilizzano il comic sans. così, quando diventerà padronedimondo, potrà commisurare la giusta pena per ognuno di loro.
e saranno cazziamari.
perché, questi soggetti, scegliendo comic sans si sentono originali ed anticonformisti. invece dimostrano mancanza assoluta di senso estetico e di buon gusto.
quindi, nessuna pietà.

mercoledì 23 gennaio 2008

aria pulita



quando mac la mattina si sveglia, lei è già lì che lo aspetta.
l'ora della colazione è l'unico momento che, con i ritmi frenetici delle loro vite, riescono a passare un po' insieme.

lui, tutto stropicciato, la raggiunge in cucina e, in mutande, si prepara un cappuccino. sta a guardarla senza parlare, ché la mattina fatica a ragionare.

lei, invece, fresca come una boccata d'aria pulita, è sveglia già da un pezzo e ha sempre una gran voglia di chiacchierare.
e di parlare di robe complicate tipo politica, economia, sanità.
intanto lo guarda fisso negli occhi e lo sgama tutte le volte che lui, con nonchalance, le guarda le tette.
è un gioco in cui lei fa finta di niente, ma lo sa benissimo che lui continua a guardarle le tette.
altrimenti non si spiegherebbero certe scollature sfoggiate alle 7.30 del mattino.

mac a volte vorrebbe parlare di qualcosa di banale tipo calcio o previsioni del tempo. ma lei non lo ascolta e continua il suo monologo: immigrati clandestini, tasse, ecopass.
però è proprio carina mentre continua a districarsi, come un'equilibrista, tra maggioranza in bilico, riforma elettorale, pensioni.

"scusa simona, il cappuccio ha fatto effetto: mi sto cagando addosso."
mac spegne la tv e se ne va.

martedì 22 gennaio 2008

padroni e padrini



mac ha paura dei cani.
non è figo ammetterlo, ma è così.

li teme soprattutto quando, correndo all'ora di pranzo per parchi pubblici e strade sterrate, ne incontra mille, tutti intenti a cagare e, apparentemente, pronti ad assalirlo, sbranarlo e farne oggetto di un trafiletto in cronaca.

il motivo principale di questa fobia, come spesso accade, è individuabile in un trauma infantile:
un enorme dobermann lo ha attaccato mentre, spensierato come tutti i bambini, girava in bici in piazzetta sotto casa.

il predatore ha percorso velocissimo i 100 metri che lo separavano dalla cross70 di mac, che, paralizzato su degli ipotetici binari, lo vedeva avvicinarsi come un intercity.
poi, un urlo impressionante del padrone poco distante:
"HAINZ, ZWAI, ALEEEEEETZ KABU'!"
il cane si blocca in uno spazio di frenata da ABS e, in un attimo, diventa di marmo.
"SITZ!"
e si siede, immobile. ad un centimetro da mac.
puzza di cacca, ma non era quella del cane.

quest'estate, correndo nei surroundings di capomulini, in viuzze perse tra aranceti e cessi rotti abbandonati in discariche più improvvisate che abusive, si è imbattuto in un feroce cane randagio che, con testardaggine acitana, lo ha inseguito per un lungo tratto, cercando di aggredirlo.

durante la fuga mac era veramente spaventato.
correva veloce pensando "adesso mi molla adesso mi molla", ma quello non mollava.
breve analisi della situazione e decisione immediata, rispondere con la più efficace strategia di difesa: l'attacco.

rapido dietro front e corsa verso il bastardo inseguitore (nel senso di cane) che, prima rallenta, poi, confuso, inizia ad indietreggiare.
non deve mai avere visto un uomo in pantaloncini e ipod, visibilmente alterato, inseguirlo urlando a squarciagola cose tipo:
"figghisucaminchi! chi spacchiu voi, bastaddu! tonnatinni a casa ca ti rumpu u culu! pezzimmedda!"
il cane scappa, battuto sul suo stesso terreno, ora ha capito chi è che comanda.

nei giorni successivi, quando mac ripasserà dallo stesso punto, non avrà più nulla da temere.
il cane, seduto sul suo muretto a secco, abbasserà lo sguardo accondiscendente e lo lascerà passare.
mac, addirittura, giura un giorno di averlo sentito dire "baciamo le mani a voscenza".

chissà se sarebbe successo anche da altre parti, ma in sicilia è così che funziona.

venerdì 18 gennaio 2008

quadrilateri equivalenti



oggi mac è stato a fare una specie di colloquio.

non una cosa ingessata, come quando vai a giocarti le tue chanche per raddoppiare lo stipendio.
ma una di quelle riunioni in cui bisogna presentarsi e parlare un po' di sè e del proprio lavoro.
posta in gioco bassa, rischi zero, ma tanta voglia di fare una buona figura.
insomma, viene fuori che l'appuntamento è in uno di questi posti semi-chic-semi-freak in pieno centro a milano, zona paradiso dei froci (quadrilatero della moda, ndr).
piazza la smart tra due cayenne ed entra nell'atelier-barra-studio.

subito, tra i resti di un vernissage della sera precedente, scorge una foto di un palazzo di quei quartieri antichi ma non recuperati, di fatto abbandonati ma ancora brulicanti di umanità, che in qualche modo gli suona subito familiare.
nell'immagine non si vede nient'altro che un palazzo conciato male, diciamo d'epoca, con le ringhiere di ferro arrugginito, nient'altro.

intorno, dei ritratti: un viado, un'anziana troia old school, un transessuale, due prostitute nigeriane che si abbracciano in interni fatiscenti.
un altarino con madonnina.

un flash, via delle finanze!

minchia, una mostra sullo storico quartiere della prostituzione catanese.
ma cosa cazzo ci fa via delle finanze praticamente in via montenapoleone?
curioso mac, non trovi?

un luogo mitico, via delle finanze.
non una semplice zona da puttan tour ma un universo parallelo, anche difficile da spiegare.

è il luogo dei bordelli primo novecento dove i nostri nonni vivevano il passaggio dall'età della carusanza a quella adulta (anche adultera, in seguito).
una amsterdam dove le puttane non stanno in vetrina ma sedute sul pisòlo in attesa dei clienti.
via delle finanze non è solo una via, ma un dedalo di vanedde strettissime e praticabili di fatto solo a piedi.
un mondo a parte, un quadrilatero che, nel corso degli anni, è rimasto incastonato tra la modernità degli uffici e delle banche di corso sicilia e la movida notturna dei giovani che animano piazza teatro massimo e le vie del centro storico.

in quei luoghi, divenuti via via sempre più squallidi e decadenti, da ragazzi, si andava "per guardare".
per scopare bisognava trovare il coraggio di entrare all'interno di quei tuguri, superare controlli di gente poco raccomandabile, e avere il fegato di trombare con dei cessi inimmaginabili. infine, è ipotizzabile ci volessero pure dei soldi.

ma, un passaggio in quelle vie, era la naturale chiusura di una serata di sano cazzeggio giovanile.
si andava per guardare, e per raccontarlo l'indomani a scuola.
si andava ad ammirare il degrado umano in tutte le sue forme, nascosto dietro quelle finestre.
si vedevano squallide storie diventare leggende e si capivano molte cose della città, della sua doppia morale e delle sue mille facce, degli intrecci sommersi e degli infiniti commerci.

tutto questo a catania era racchiuso in una sola frase: "via delle finanze", un marchio di fabbrica universalmente riconosciuto.

più o meno come "via montenapoleone".

martedì 15 gennaio 2008

there's something in the air...



la più bella pubblicità. di tutti i tempi.
e, anche oggi, steve è pronto a cambiare il mondo.

sabato 12 gennaio 2008

terzo tempo



ore 21.25
la figlia più piccola dorme già da un po'.
l'altra si è addormentata soltanto adesso.

questo nonostante il tour-de-force cui l'ha scientificamente sottoposta oggi il suo papà. il piano di mac prevedeva: niente nanna pomeridiana, 1 ora in piscina (tuffi e giochi in acqua), gonfiabili e poi spesa del sabato pomeriggio insieme (soprattutto quest'ultima sfiancherebbe anche un mulo). obiettivo: imbustarla sotto le coperte entro le 20.25, in tempo per il calcio di inizio di catania-juventus.

il piano è fallito miseramente ma, in ogni caso, dopo la tradizionale pisciata tra il primo ed il secondo tempo, mac torna davanti al televisore finalmente libero e con il sorriso ebete di chi si sente già soddisfatto.

le 3 donne con cui divide la propria vita sono fuori dalle balle e gionatha spinesi gli sta regalando una rete di vantaggio contro la juventus. dopo una vita di sofferenze passata a seguire la propria squadra in serie minori adesso non c'è niente che possa temere: comunque vada sarà un successo.

invece accade l'imponderabile.
nel momento stesso in cui poggia il culo sul divano, scompare l'immagine tv.

nero.

anzi, tutto blu con una cazzo di scritta: "niente segnale dalla parabola".
in un primo momento mac minimizza, ride, tra sé e sé pensa: "sarà un segno divino... qualcuno lassù vuole lasciarmi felice per l'1-0 e non vuole farmi assistere alla probabile debacle del secondo tempo... ah-ah-ah".

ma non c'è un cazzo da scherzare, perché il tempo passa e lo schermo resta blu.

come tutti i drogati, mac sente arrivare la crisi d'astinenza.
prima tira della madonne in siculo strettissimo, poi cerca di agire, di reagire.
ma la crisi è troppo forte, gli annebbia il cervello.

spegne-e-riaccende il decoder.
tira fuori la smart card, la rimette dentro, stessa cosa fa con il cavo dell'antenna.
ma fuori piove fortissimo, la parabola è oscurata.

"devo fare qualcosa, devo fare qualcosa".

internet.
"rosso alice... diretta calcio..."
questo servizio non è compatibile con la piattaforma mac.
"AIUTO STO MALE!"

"un pc... avevamo in casa un fottuto pc"
lo trova abbandonato dentro una 24 ore della moglie, che lo vede stare male ma non riesce a convincerlo a smettere.

suono di avvio di windows.
ricerca aggiornamenti microsoft, volete ricercare gli aggiornamenti adesso?
"NO!"
"il database dell'antivirus è più vecchio di 15 giorni: volete aggiornare adesso?
"NO! minchia, NO!"
è stata rilevata una rete wireless, volete connettervi alla rete wireless rilevata?
"secondo te?"
firefox non è il browser predefinito, volete renderlo predefinito?
"EH?"
è stato rilevato nuovo hardware, installazione nuovo hardware in corso
"ANNULLA, bastardo! cazzo ti installi?"

"dai! www.rossoalice..."
"dov'è il calcio? eccolo, SI!"
acquistare la partita catania-juventus 1-0?
"SI!"
"dai, su, fammi vedere..."
messaggio di errore, server sovraccarico.
seguono tentativi su tentativi, tutti andati a vuoto.

il catania è ancora in vantaggio ma lui non può seguire l'evento, quando si concentra su questo particolare mac perde lucidità, barcolla.
allora: telecronaca per juventini poveri in sottofondo (quella di telelombardia, senza immagini) e giro tra siti pirata.
nei bassifondi di internet mac trova un link ad un sito russo. si apre una minuscola finestra nella quale non si vede quasi nulla: è la telecronaca della partita su un canale polacco: è come il metadone, ma va bene lo stesso.

il peggio è passato.
"dai ragazzi, resistiamo questi ultimi 5 minuti!"
passa anche il temporale.
prima a scatti, poi fluida, torna anche la visione su sky sport 16:9.

è il 90': rigore per la juve, la conferma che la vecchia signora resta sempre una gran troia.

ma che gioia potere tornare a soffrire, vero mac? e non sarà che porti anche un po' sfiga?
alla fine è 1-1: risultato fantascientifico a pensarci ma che, dopo una partita del genere, sa di beffa.

mac può vedere in diretta anche la sceneggiata finale.
i giocatori litigano ancora sul rigore concesso, in sottofondo fischi e urla: "ladri! ladri!".
una nuova norma li obbliga ad abbracciarsi a centrocampo.
questo è il terzo tempo.

ma non è il rugby, baby.

venerdì 11 gennaio 2008

pillola blu o pillola rossa?



l'oblio per Nietzsche é necessario alla vita: per poter vivere nel presente,
bisogna poter dimenticare il passato, che altrimenti ci sovrasterebbe e paralizzerebbe.

in pratica si tratta di poter "scegliere cosa ricordare", di selezionare la memoria, in modo da dimenticare quanto ci impedisce di vivere al meglio il presente.

mac ha intercettato queste frasi in un filmetto
da 4 soldi, beccato in tv solo a causa di una fugace apparizione delle tette della incontrada.
e gli è sembrato un bel concetto, almeno per lui che, a scuola, invece di studiare filosofia ha fatto aggiustaggio (facendosi pure rimandare a settembre).