mercoledì 12 marzo 2008

like a rolling stone



questo è il resoconto di una passeggiata di dieci anni fa.

una domenica pomeriggio in cui l'inter perdeva il suo ennesimo scudetto e recriminava per un rigore non dato.
una passeggiata in cui mac camminava, bello rilassato, in una città in cui, anche quando non hai fretta, spesso ti ritrovi a dire "scusa-devo-scappare".

se ne andava in giro per le vie di milano, senza troppi pensieri, e con la sensazione che la vita era lì che lo aspettava e che avrebbe potuto darle la forma e la direzione che voleva.
tanti sogni, pochi cassetti, qualche speranza, molte scoperte, nessuna certezza. tra mac e locomotiva la differenza saltava agli occhi: la locomotiva aveva la strada segnata, lui no.

così, corso buenos aires acquistava un senso anche con i suoi mille negozi chiusi. e poi le vetrine del centro, un giro per librerie, un taglio secco dalle vie della moda verso brera, per tornare a casa passando dai giardini pubblici di via palestro.

lui la milano del nord (da non confondere con la milano del sud) la conosceva già abbastanza bene.
ci aveva passato lunghi periodi sin da ragazzino e aveva imparato a scoprirne le varie zone sbucando qua e là come un fungo dalle stazioni della metro.
adesso, grazie a ka e alla sua obsoleta, stava iniziando ad "unire i pezzi" e ad averne finalmente una chiara visione d'insieme.

perché quando una città è la tua città non la ammiri con gli stessi occhi di un turista, e quando sei un turista non riesci a guardarla con lo stesso spirito di uno che la vive.
lui, invece, non-milanese e non-turista, stava imparando a capire ed apprezzare, dietro quei vialoni alberati tutti un po' uguali a se stessi, le tante anime diverse che rendono milano così interessante.
certo, negli anni a venire avrebbe poi avuto modo di scoprire come questa città presenti un conto, con gli interessi, delle tante cose che, all'inizio, sembra offrirti gratis.
ma, in quel pomeriggio, il futuro era solo un'ipotesi, milano una parentesi e tutto gli sembrava perfetto. tutto.
le panchine del parco, il baretto all'aperto, la luce, la temperatura, persino come era vestito.

può un giorno qualunque, una domenica così insignificante, rimanere impressa in maniera così indelebile?
il fatto è che, per la prima volta, era realmente libero e, anche se non sapeva bene cosa farsene di tutta quella libertà, anche se non capiva se stesse scappando o correndo incontro a qualcosa, gli piaceva l'idea di non avere una casa, di non avere una direzione, di dormire su un divano.

e, attraversando corso venezia, cantava:
How does it feel?
To be on your own
With no direction home
Like a complete unknown
Like a rolling stone

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ma like a rolling stone versione bob dylan o versione rolling stone?

mac ha detto...

peppjc, sicuramente versione bob ma con in mente il video di quella degli stones...