lunedì 29 dicembre 2008

parenti troppo stretti



«non avevo scelta vostro onore, ho dovuto farlo.
erano tutti lì, riuniti in una stanza.
mi è sembrata un'occasione unica.
del resto, se non l'avessi fatto io, si sarebbero ammazzati da soli strafogandosi di panettoni e spumante.
più loro continuavano a lanciarsi coltellate col sorriso sulle labbra, più io mi convincevo che era la soluzione giusta, l'unica opzione possibile.

certo, non poso dire che tutto questo faccia di me una persona onesta.
e so che quello che sto dicendo, signor giudice, non potrà mai cambiare le cose.
ma è solo per farle capire che le stronzate che le ha detto il mio avvocato non significano niente, non ero ubriaco e non è stato un incidente.

ma io non sono come quelle star di hollywood intervistate su vanity fair che rifarebbero sempre tutto e non hanno mai rimorsi per le scelte fatte.
forse avrei dovuto salvare la bisnonna o la vecchia zia, che sarebbero rimaste volentieri a casa davanti al televisore.
magari avrei potuto aspettare un altro anno, nella speranza che cambiasse qualcosa.
ma, vede, il fatto è che, con il passare del tempo, la situazione è diventata sempre più difficile.
i parenti si moltiplicano, le tensioni si amplificano, i sorrisi si allargano, il mangiare ci devasta e rifiuti di cibo e regali natalizi diventano sempre più difficili da smaltire.
ecco perché quest'anno ho pensato: "adesso basta".

l'avrei fatto da bambino, meglio tardi che mai.

le chiedo quindi una sentenza proporzionata a ciò che ho commesso.
non abbia indulgenza, vostro onore, non si faccia condizionare da questi intellettuali che dalle loro prestigiose colonne scrivono che la colpa non è mia ma della società malata in cui viviamo, e nemmeno da questi pacchi di lettere che ricevo, da tutte queste persone che mi scrivono che se solo avessero potuto lo avrebbero fatto anche loro, che sono un eroe moderno, eccetera.

mi condanni a venti, trent'anni o anche all'ergastolo -se veramente lo merito- perché sappia che tanto, lì fuori, non ci sarà più nessun parente ad aspettarmi.»