lunedì 18 febbraio 2008
daughters in arms
un tendone del circo.
un tendone del circo la domenica mattina molto prima dello spettacolo.
un papà e due bimbe sotto un tendone del circo, la domenica mattina molto prima dello spettacolo.
sono venuti a visitare quello che sui cartelloni pubblicitari chiamano lo zoo: un accampamento disordinato di animali visibilmente narcotizzati o, semplicemente, troppo stanchi di essere sballottati a destra e a manca per avere ancora una dignità.
fuori c'è un sole fortissimo, stanno facendo prove tecniche di primavera.
sotto il tendone, invece, una penombra illuminata solo dagli squarci di luce provenienti dalle poche fessure in alto.
una maschera da scimmione se ne sta poggiata su uno sgabello, in alto si vedono i trapezi scintillare, su un tavolo ci sono un costume da clown e una frusta da domatore. non c'è praticamente nessuno in giro, solo due acrobati che, in lontananza, fanno esercizi di riscaldamento. mac non ha mai visto un film di fellini (e, badate bene, non ha nessuna intenzione di colmare questa lacuna) ma, ad occhio e croce, sente di essere proprio in una situazione felliniana.
clic.
l'impianto audio del circo si accende. dalla penombra spuntano una decina di piccole lucine rosse, i led di altrettante casse che adesso sono pronte a suonare.
"cosa potranno mai mettere su?" si chiede mac. lui immagina robe tipo cherry cherry lady, un medley dance o altra musica da giostrai.
invece, iniziano a diffondersi le note di una specie di organo, poi degli effetti sonori come di un temporale, poi la chitarra inconfondibile di mark knopfler e la sua voce che attacca "these mist covered mountains...": brothers in arms dei dire straits.
la titletrack, poi tutto l'album. probabilmente uno dei dieci migliori di sempre e, comunque, uno dei più importanti per mac.
è l'album che ha segnato per lui il passaggio dal vinile al digitale, uno spartiacque tecnologico che, successivamente, avrebbe significato anche il passaggio dall'ascoltare musica solo per il piacere di farlo, all'ascoltarla mentre si fa altro (guidare, correre, lavorare).
le lucine di questi led, nella penombra di questo posto assurdo, sono adesso le stesse lucine dello stereo di mac, seduto in poltrona, probabilmente nel 1986, cuffie in testa, ad ascoltare l'intro di "your latest trick".
ed è incredibile come una musica che non ascolti da tanto riesca a prenderti, a sollevarti di peso e a trasportarti lì, in alto, a camminare su quel filo, come un acrobata sospeso nel tempo.
Etichette:
acrobata,
brothers in arms,
circo,
compact disc,
dire straits,
ricordi,
tempo,
vinile
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
7 commenti:
Bel post.
Bravo.
SignorinaM mi ha anticipato.
Bel post.
E comunque non sopporto ne' il circo ne' i film di Fellini.
a me fellini piace, poi mi addormento dopo 10 minuti, ma il primo cd (l'ultimo vinile se non sbaglio era born in the usa) è stato the doors, album omonimo.
light my fire su tutte è stata suonata migliaia di volte nel mio stereo. e dirò di più ora è nel mio ipod, ma la versione live, così mentre v ami immaggino quell'intappato di jim che balla sul palco..
signorinam, Okage sama de
moz, di fellini già sai.
il circo l'ho sempre odiato anch'io. e da bambino non sopportavo che mi ci portassero. date queste premesse resta da spiegare perché ci abbia portato le mie figlie...
peppejc, born in the usa in vinile... non hai idea di come l'ho consumato... ah, l'epoca in cui i dischi avevano un lato A e un lato B.
Un giorno te lo chiederanno anche loro...
Posta un commento